La tesi di laurea in architettura, “Il restauro del Castello di Gallipoli”, elaborata da sei neo laureati del Politecnico di Bari, è risultata vincitrice del XXI° concorso nazionale sull’architettura fortificata.
Il concorso è stato bandito dall’Istituto Italiano dei Castelli, organizzazione nata nel 1964, con sede legale in Castel Sant’Angelo, Roma.riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali, dal 1991.
I parametri di valutazione della Commissione hanno riguardato: lo studio storico, archeologico e artistico; la salvaguardia e conservazione, l’inserimento nel ciclo attivo della vita contemporanea; la sensibilizzazione scientifica e turistica dell’opinione pubblica. Su questi elementi si distinta la tesi vincitrice dei neo architetti del Poliba: Valentina Bello (Modugno), Mariangela Calabrese (Bari), Simona Ferrante (Bari), Camilla Romanazzi (Sammichele di Bari), Simona Cavallo (Noicattaro), Daniela Cotugno (Monte Sant’Angelo); relatrice, prof. Rossella de Cadilhac. Tra questi, Simona Cavallo e Daniela Cotugno hanno inteso proporre al concorso il lavoro di tesi.
Il castello di Gallipoli, le cui tracce risalgono al periodo bizantino, è un possente quadrilatero dotato di Rivellino (XV° secolo), eretto a protezione dell’ingresso al borgo antico e parte integrante di un più complesso sistema di difesa costituito da una cinta fortificata rafforzata da poderosi bastioni. Si tratta di un organismo architettonico complesso, esito d’innumerevoli stratificazioni, difficilmente identificabili nella loro sequenza temporale, se non dopo accurate indagini.
Le principali fasi costruttive, la cui identificazione è avvenuta attraverso un esercizio critico-interpretativo, ha posto le premesse per orientare le scelte progettuali.
Problema di non agevole soluzione è stato quello della presenza del Rivellino, mutilato nella seconda metà del XVII° secolo quando, per ragioni di difesa e sicurezza, venne diviso in due porzioni murarie. Persa l’originaria funzione in epoca successiva, il Castello fu sede della dogana e guardia di finanza, mentre il Rivellino si adattò a diventare in cinema all’aperto, quasi subito dismesso.
Il progetto, volendo rievocare l’unità figurativa, propone la ricongiunzione delle due porzioni murarie. Propone la rimozione all’interno del Rivellino del volume in muratura aggiunto negli anni quaranta del XX secolo, con funzione di foyer, quando l’opera difensiva venne trasformata in cinema all’aperto e ne propone la sostituzione con un nuovo volume in muratura per favorirne la continuità nonché la fruizione dei nuovi spazi per la cultura, il teatro, musica, la danza, ecc.. Il progetto indaga e propone una nuova rivisitazione del mercato coperto attiguo e più in generale l’integrazione del sistema murario della città, con il castello e lo stesso mercato.Nell’insieme, la proposta progettuale mira ad un riscatto del castello dalla sua condizione di parziale abbandono per trasformarlo in elemento di richiamo a scala urbana e territoriale, assumendo come dato di partenza l’attenzione all’identità del monumento.
L’articolo Il riscatto e la nuova vita del Castello di Gallipoli proviene da Unione Geometri.
Autore: Mauro Melis
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