Si sono conclusi i lavori del convegno internazionale“Science and the Future 2”, a cinque anni dal primo incontro tenutosi al Politecnico sugli stessi temi nel 2013. Il convegno di quest’anno si è svolto in concomitanza con il 50° anniversario del Club di Roma, che alla conferenza è stato rappresentato dai membri Ugo Bardi ed Enrico Giovannini, e a poche settimane dalla pubblicazione del Rapporto speciale sul Riscaldamento globale di 1,5°C approvato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che auspica cambiamenti rapidi, lungimiranti e radicali.

Economisti, scienziati, sociologi ed urbanisti sono tornati quindi a riunirsi a Torino dal 12 al 16 novembre per rispondere alla domanda: quanto in questi cinque anni ci siamo avvicinati ai “futuri desiderabili” delineati allora?

Un programma ricchissimo di spunti e di dibattiti dai quali è emersa però una risposta unanime: nessuno degli obiettivi posti 5 anni fa da “Science and the future. Impossible, likely, desirable. Economic growth and physical constraints” è stato raggiunto, ma, al contrario, la situazione si configura allarmante e non più sostenibile dal nostro pianeta.

Nelle giornate centrali del convegno si è parlato degli aspetti umani legati ai cambiamenti climatici, che stanno influenzando migrazioni, conflitti e disuguaglianze sociali, anche nei paesi più sviluppati e che rappresentano l’aspetto più nuovo e drammatico del fenomeno, e del cortocircuito tra progresso tecnologico e produzione industriale a causa del quale innovazioni green concrete e molto efficaci in termini di impatto ambientale trovano applicazioni solo marginali sul mercato a causa della mancanza di una reale sensibilità al problema.

“Science and the Future 2” non si vuole però limitare ad una presa di consapevolezza sulla situazione attuale. Per delineare percorsi in grado di far fronte alle sfide individuate, le sessioni tematiche (Abitare; Mobilità e ICT; Energia; Acqua e cibo) hanno proposto buone pratiche e soluzioni tecnologiche concrete, mentre nella giornata finale sono stati chiamati in causa rappresentanti delle istituzioni pubbliche e del mondo imprenditoriale proprio per stimolare una presa di coscienza che porti ad azioni immediate.

Nella tavola rotonda conclusiva dal titolo “Politiche nazionali e politiche industriali: proviamo a fare sul serio?” il professor Angelo Tartaglia, chair del comitato scientifico, ha aperto sottolineando che è ormai dimostrato come l’aumento della ricchezza di una nazione coincida con l’aumento sensibile della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà. È quindi importante che anche il prograsso tecnologico produca un cambio di paradigma che porti verso l’adozione di un’economia circolare e sostenibile.

Anche la Sindaca della Città di Torino Chiara Appendino nel suo intervento ha invitato a “Non contrapporre crescita e decrescita, perché il tema centrale, invece, è capire come ciascuno di noi può contribuire allo sviluppo e garantirne la sostenibilità. Un’amministrazione deve darsi delle priorità di medio e lungo periodo, anche se per modifiche strutturali servono risorse per le infrastrutture e il cambio culturale richiede comunque molto tempo soprattutto quando si devono modificare gli stili di vita. Bisogna far sì che ciascuno si senta responsabile delle proprie scelte ambientali, protagonista per affrontare e raggiungere gli obiettivi del futuro in campo ambientale”.

 

L’articolo Da – Science and the Future 2 – un messaggio chiaro: non c’è più tempo da perdere proviene da Unione Geometri.

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Autore: Mauro Melis

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