I termini di pagamento superiori ai 60 giorni, consentiti dalla direttiva 2011/7/UE, rappresentano una lacuna che può far sì che siano concordati termini di pagamento lunghi suscettibili di danneggiare le imprese. Occorre compiere sforzi verso termini di pagamento di 30 giorni, in quanto i termini di pagamento superiori ai 60 giorni, consentiti dalla direttiva 2011/7/UE, rappresentano una lacuna che può far sì che siano concordati termini di pagamento lunghi suscettibili di danneggiare le imprese stesse, in particolare le PMI.
Lo sottolinea la Risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2019 sull’attuazione della direttiva 2011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (2018/2056(INI)).
La Risoluzione rileva che, sebbene la direttiva sui ritardi di pagamento sia stata adottata nel febbraio 2011 e nonostante il nuovo meccanismo di tutela degli imprenditori recentemente istituito dal alcuni Stati membri, migliaia di PMI e start-up falliscono ogni anno in tutta Europa a causa dei ritardi nel pagamento delle rispettive fatture, anche da parte delle pubbliche amministrazioni nazionali. Si esorta pertanto la Commissione europea e gli Stati membri a considerare l’introduzione di forme obbligatorie e adeguate di compensazione, tra cui il risarcimento, e altre misure di sostegno, ad esempio fondi di garanzia per le PMI e factoring per le imprese che vantano crediti nei confronti di una pubblica amministrazione, affinché esse non siano costrette a fallire per tale ragione.
Inoltre, la Risoluzione approvata dal Parlamento Ue:
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esorta gli Stati membri ad assumere piena responsabilità per quanto concerne l’esercizio dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione e a migliorare la legislazione nazionale assicurando la piena e corretta attuazione della direttiva sui ritardi di pagamento, tra l’altro eliminando qualsiasi disposizione legislativa o regolamentare nazionale o pratica contrattuale utilizzata dal settore pubblico che sia in conflitto con gli obiettivi della direttiva, ad esempio divieti di esecuzione o assegnazione per i crediti del settore pubblico; ribadisce inoltre che la Commissione dovrebbe adoperarsi al massimo per cercare di garantire la piena e adeguata attuazione degli obblighi esistenti;
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invita gli Stati membri e la Commissione a promuovere “un passaggio deciso verso una cultura dei pagamenti rapidi”2 adottando le misure più adeguate, tra cui l’elaborazione di orientamenti in materia di migliori prassi e, ove necessario e opportuno, iniziative legislative, tenendo conto delle summenzionate proposte, con l’obiettivo di creare un contesto imprenditoriale affidabile per le imprese e una cultura dei pagamenti puntuale;
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esorta gli Stati membri a rendere più efficienti le procedure di pagamento e sottolinea in particolare che le procedure di verifica per il controllo delle fatture o della conformità delle merci e dei servizi con le disposizioni contrattuali non dovrebbero essere utilizzate per estendere artificialmente i periodi di pagamento oltre i limiti previsti dalla direttiva;
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ricorda agli Stati membri e alla Commissione che il pagamento rapido costituisce un requisito generale per l’instaurazione di un ambiente imprenditoriale vitale e che, pertanto, dovrebbe essere integrato in tutte le iniziative politiche e legislative riguardanti le imprese (ad esempio responsabilità sociale delle imprese, start-up e rapporti tra piattaforme e imprese);
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invita gli Stati membri e la Commissione a utilizzare pubblicazioni specialistiche, campagne promozionali o qualsiasi altro strumento per incrementare tra le imprese la consapevolezza dei rimedi ai ritardi di pagamento;
invita la Commissione ad agevolare e promuovere l’accesso a linee di finanziamento adeguate per gli imprenditori europei.
Questa Risoluzione è trasmessa al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri.
L’articolo Pagamenti entro 30 giorni, il Parlamento europeo approva Risoluzione che dovrebbe porre un freno al problema proviene da Unione Geometri.
Autore: Redazione
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