La società fiorentina Florenradica, specializzata nella produzione artigianale di campionari e prodotti finali per il settore della moda, ha deciso di far fare un salto di qualità al suo parco macchine per la manifattura additiva investendo nella stampante 3D multimateriale e multicolore J750 di Stratasys.
Il manico di una borsa in acero. La chiusura di un borsellino in palissandro. La fibbia di una cintura in ulivo naturale e metallo. Sono soltanto alcuni degli oggetti che la società fiorentina Florenradica realizza con decennale sapienza artigianale per i prodotti di Alta Gamma pensati dai più importanti marchi della Moda e del Design.
Nel tempo ha aggiunto al legno, elemento fondante della sua attività, anche altri materiali. Ecco quindi i tacchi per calzature in Abs e rivestiti in resina con l’effetto madreperla blu, i manici in resina con foglie d’oro, i bracciali in Pla dipinto a mano. Una produzione che a volte è riservata solo ai campionari, altre volte invece si spinge a produzioni composte da centinaia o migliaia di pezzi definitivi. Troppi per un’attività artigianale dove qualità e cura del dettaglio sono elementi fondamentali e per un settore come quello della Moda, dove i tempi corti di fornitura sono essenziali.
L’apertura alla stampa 3D
Come fare quindi per soddisfare le tempistiche dettate dalla Moda, senza rinunciare alla qualità? «Il nostro lavoro – spiega Mauro Baratti, titolare di Florenradica – è molto legato all’artigianalità del legno: intagli, intarsi a mano e così via. Una serie di lavorazioni dove è necessaria una grande manualità con sgorbie e scalpelli, combinata a una forte conoscenza delle materie prime. Quando ci chiedono oggetti in tiratura limitata possiamo procedere artigianalmente, ma se un brand è interessato a repliche nell’ordine delle centinaia o migliaia di oggetti è necessario trovare un sistema che consenta di produrli in maniera più industriale, con caratteristiche molto simili a quelle dei prodotti artigianali».
Ecco quindi debuttare nell’azienda fiorentina il sistema citato dal titolare di Florenradica: la stampa 3D. Inizialmente è stata impiegata per produrre campionari e pezzi definitivi usando macchine con tecnologia FFF (a filamento) e SLA (stereolitografia). Il primo approccio alla manifattura additiva ha dato buoni frutti e, in breve, Florenradica ha messo all’opera oltre settanta di queste stampanti, capaci di produrre pezzi che poi l’azienda fiorentina rifinisce internamente con la consueta abilità artigianale in fatto di verniciatura, fresatura, accoppiamenti e così via.
«Quando aumentano le tirature – conferma Baratti – un approccio artigianale non basta più. Prima della stampa 3D, in casi come questo facevamo calchi in silicone per replicare gli oggetti, con costi elevati e senza raggiungere una qualità adeguata. Abbiano usato le prime stampanti 3D per fare gli originali del calco: in questo modo, se per esempio uno stilista chiedeva una rosa di dimensioni diverse da quella originale fatta a mano, era sufficiente stamparla in 3D con le nuove dimensioni: così potevamo ovviare al problema di doverla rifare manualmente con le tecnologie tradizionali, realizzare un nuovo calco e andare in produzione con quest’ultimo. Poi abbiamo iniziato a produrre direttamente gli oggetti definitivi con le stampanti 3D, rifinendoli a mano con lavorazioni che spaziano dalla verniciatura alla colorazione».
Stratasys J750
Florenradica a questo punto ha voluto fare un ulteriore passo avanti: un deciso salto di qualità nella manifattura additiva, per riuscire a ottenere oggetti che non si possono fabbricare con le modalità tradizionali e che sappiano generare l’effetto “wow” quando presentati a stilisti della Moda, ossia professionisti che quotidianamente varcano i laboratori dell’azienda in cerca di soluzioni capaci di materializzare le loro idee.
Ha quindi deciso di investire nella stampante J750 di Stratasys.
Quando si parla di stampa 3D a colori, la J750 con tecnologia PolyJet di Stratasys – grazie alla sua capacità policromatica, con mappatura delle texture e sfumature di colore – è in grado di stampare oggetti con l’aspetto, la consistenza e l’operatività dei prodotti finiti in molteplici materiali e cromie, senza sprecare tempo per operazioni intricate e complesse.
Più nel dettaglio, utilizzando la J750 è possibile produrre parti in oltre 500.000 colori, texture, sfumature, trasparenze e durezze. La macchina tra l’altro ha una certificazione che rende il sistema Pantone disponibile per la prima volta in una soluzione di stampa 3D.
La soluzione di Stratasys può operare con qualsiasi combinazione di materiali rigidi, flessibili, trasparenti oppure opachi, e con i relativi componenti. L’elevato numero di ugelli nelle testine di stampa consente di produrre superfici ultra-lisce e dettagli finissimi, con spessore degli strati fino a 0,014 mm: quasi la metà della larghezza di una cellula epiteliale umana. La J750 ha un volume di stampa di 490 x 390 x 200 millimetri.
«Dopo esserci ritagliati una buona nicchia con le tecnologie FDM e SLA – afferma Baratti – abbiamo deciso di investire nella stampa 3D a colori. Abbiamo scartato le tecnologie a polveri, perché ritenute non ancora mature, e abbiamo trovato nella tecnologia PolyJet di Stratasys la soluzione migliore per le nostre necessità. Siamo molto soddisfatti della J750, che è oggi a pieno titolo una delle linee produttive della nostra azienda: tanto che stiamo pensando di investire presto in una seconda macchina. La usiamo soprattutto nel settore della Moda, degli Accessori e della Gioielleria. È perfetta ad esempio per riprodurre inclusioni nel materiale trasparente, senza i tipici difetti delle tecnologie tradizionali come bollicine e soffiaggi. Abbiamo realizzato internamente librerie dei materiali più comuni e possiamo produrre oggetti molto simili a quelli che andranno in produzione, senza dover acquistare le lastre dei materiali originali. Realizziamo con la J750 parti di borse, manici, astine di occhiali e così via. Questo sia a livello di prototipi sia a livello di pezzi definitivi, quando sono così particolari che non possono essere prodotti con sistemi tradizionali: ad esempio stratificazioni di materiali in un fiocco».
L’articolo Stampa 3D a colori: il salto di qualità sembra essere il primo su Il Progettista Industriale.
Autore: Alessandro Garnero
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