L’utilizzo combinato di Reverse Engineering e Generative Design permette di seguire un workflow di lavoro più corretto e di ottenere risultati migliori.

Reverse Engineering

Il Reverse Engineering può essere definito come un insieme di tecniche che permette di generare un modello 3D dall’acquisizione di un oggetto reale. Le più comuni tecniche utilizzate sono quelle attive, per semplificazione raggruppate sotto la categoria di Laser Scanner e quelle passive, la fotogrammetria, cioè la scienza che consente di ottenere informazioni affidabili di oggetti fisici e dell’ambiente circostante mediante processi di registrazione, misura e interpretazione delle immagini fotografiche e digitali.

Il grande vantaggio dei processi relativi al Reverse Engineering è quello di poter avere come risultato finale un modello di un oggetto reale, utilizzato per:

  • Digitalizzazione di modelli fisici di fasi di concept o di evoluzione del progetto;
  • Aggiornamento di un modello CADCAS rispetto alle modifiche eseguite su un prototipo;
  • Verifica di conformità tra un prodotto costruito con il modello di progetto;
  • Visualizzazione render di oggetti reali in scene sintetiche o vice-versa;
  • Rilievo di un qualsiasi oggetto fisico che possa servire come base/ispirazione per la modellazione di un nuovo oggetto.

Generative Design

Il Generative Design consente di creare migliaia di opzioni di progettazione semplicemente definendo il problema di progettazione – inserendo parametri di base come altezza, peso che deve supportare, resistenza e opzioni di materiale. È un processo di design iterativo che coinvolge un programma che genererà un certo numero di output che soddisfano determinati vincoli. Modificando i valori minimi e massimi di un intervallo in cui una variabile del programma soddisfa l’insieme dei vincoli si può ridurre o aumentare il numero di output tra cui scegliere.

Il vantaggio di usarle insieme

L’utilizzo combinato delle due tecniche permette di seguire un workflow di lavoro più corretto e di ottenere più facilmente risultati. Il processo, che parte dall’acquisizione 3D di un oggetto reale, permette di utilizzare un modello-copia che può essere modificato secondo le esigenze della riprogettazione con un processo di generative design. In questo modo è possibile, partendo da una riproduzione tridimensionale accurata, riprogettare l’oggetto secondo le esigenze o seguendo determinati processi di re-design ottenendo diversi prototipi digitali che possono essere confrontati e analizzati per esempio con tecniche FEM. Uno degli output di questo lavoro è la stampa 3D dei diversi prototipi prima della creazione finale, salvando tempo e risorse economiche nella produzione.

Per riassumere, il processo ottimale per la riprogettazione di un oggetto si costituirebbe di:

  1. Utilizzo del Reverse Engineering per la scansione di oggetti fisici che fungono da replica accurata e base per un nuovo progetto;
  2. Utilizzo del Generative Design per creare nuovi oggetti alternativi a quello di partenza;
  3. Stampa 3D per creare in modo veloce e poco dispendioso i nuovi oggetti o parte degli stessi da proporre ai diversi fornitori.
  4. Creazione fisica dell’oggetto riprogettato, pronto per la commercializzazione.

L’articolo Reverse Engineering e Generative Design…insieme è meglio sembra essere il primo su Il Progettista Industriale.

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Autore: Alessandro Garnero

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