Ecommerce, customer experience, smart working, formazione a distanza, ma anche sovranità del dato e sicurezza intrinseca sono alle basi del successo del cloud italiano, un trend che vale 3,3 miliardi di euro destinato a consolidarsi.
A un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza coronavirus, le aziende italiane si trovano a vivere una realtà lavorativa molto diversa da quella cui erano abituate solo pochi mesi fa.
Anche per le realtà più restie ad abbracciare soluzioni tecnologiche, l’ondata di trasformazione digitale comporta un cambio di paradigma radicale indispensabile a garantire la continuità aziendale.
Alcuni termini, prima utilizzati quasi solo da addetti ai lavori, sono diventati di uso comune: smart working, ecommerce, e soprattutto cloud sono parte integrante della quotidianità di un gran numero di imprese italiane.
Non a caso abbiamo parlato di cloud mettendolo in evidenza: si tratta della tecnologia abilitante per eccellenza, senza la quale sarebbe semplicemente impensabile qualsiasi tipologia di lavoro agile, e che renderebbe fatale la prolungata riduzione agli spostamenti a cui siamo tutti sottoposti ormai da lungo tempo.
Sarebbe tuttavia un errore considerare il cloud alla stregua di una soluzione in qualche modo “emergenziale”, di cui poter fare a meno una volta che la situazione si sarà in qualche misura normalizzata.
Infatti, i vantaggi sono così grandi da rendere impensabile un ritorno al passato: significherebbe di fatto arrendersi alla concorrenza di chi è meglio attrezzato e, soprattutto, più deciso a proseguire un percorso digitale premiante anche dal punto di vista della produttività.
Tuttavia, parlare di cloud sarebbe poco produttivo se non ne traducessimo più nel concreto le implicazioni pratiche. Prima di tutto, vale la pena delinearne i confini economici: stiamo parlando di un mercato italiano che nel 2020 è valso ben 3,34 miliardi di euro, secondo l’Osservatorio Cloud Transformation dalla School of Management del Politecnico di Milano. Una cifra ragguardevole e che da sola testimonia la diffusione di questa tecnologia nel Paese.
Impossibile parlare di cloud senza parlare di data center, due mondi strettamente legati. Il Global Cloud Index di Cisco prevede infatti che entro il 2021 il traffico cloud rappresenterà il 95 per cento del totale del traffico Data Center. Un volume impressionante e che potrebbe destare alcune preoccupazioni e anche problemi di policy sulla sovranità dei dati.
Infatti, per diverse organizzazioni esiste la volontà o perfino l’obbligo di garantire che i dati dei propri clienti non lascino mai il suolo nazionale.
Se questo fatto poteva costituire un ostacolo fino a qualche anno fa, oggi non sono pochi i cloud provider che hanno aperto delle region nel nostro paese, e il numero è in continua crescita.
Questo testimonia sia l’importanza dell’Italia nello scacchiere economico e informatico globale, che la maturità del mercato.
Aprire una region, infatti, è un investimento tecnico ed economico di grande rilievo anche per i big del settore. Ed è anche un’opportunità in più per numerosi settori economici italiani: le performance in termini di banda e latenza offerte dalla presenza delle region in Italia permettono a Industria 4.0 di sprigionare il proprio potenziale con soluzioni IoT ed edge computing; uno studio legale ad esempio potrà garantire ai propri clienti che nulla di quanto in loro possesso lasci mai l’Italia, pur offrendo il massimo delle performance e della fruibilità dei dati che solo il cloud può offrire.
È stata soprattutto la componente SaaS (Software-as-a-Service) con oltre 1 miliardo di euro di spesa complessiva, +46% rispetto al 2019, a guidare questa dinamica, con l’esplosione di tutte le categorie che hanno permesso alle aziende di restare operative in fase emergenziale, dai servizi Collaboration e Gestione Documentale ai Portali B2c/eCommerce.
Ed è proprio questa la ragione del successo del cloud: permettere a una serie di tecnologie e soluzioni oggi irrinunciabili di poter sprigionare il proprio potenziale.
Qualche esempio concreto? Primo fra tutti lo smart working , che ha permesso (e permette) a milioni di italiani di lavorare a distanza, in totale sicurezza e rispetto delle normative anti-covid. E al tempo stesso ha garantito alle imprese italiane di poter mantenere un buon livello di business continuity.
Nel contesto dello smart working, soluzioni di collaboration rendono di fatto molto più semplice il flusso di informazioni con i propri colleghi e collaboratori.
Anche le risorse umane, in grande difficoltà nella gestione del personale in un contesto così polverizzato, traggono ampi benefici dalle soluzioni cloud, che permettono di avere una visione globale dell’azienda dal punto di vista delle human resources.
Non possiamo non ricordare gli ecommerce, veri e propri digital twin di innumerevoli Pmi italiane. Senza il commercio elettronico, un gran numero di queste aziende oggi semplicemente non esisterebbe più.
Inoltre è doveroso sottolineare il ruolo chiave, per qualsiasi realtà aziendale, dei software ERP e CRM, che grazie alla tecnologia cloud sono fruibili ovunque e in qualsiasi momento.
La gestione economico-finanziaria delle organizzazioni e della customer base sono tasselli irrinunciabili, a maggior ragione in un’epoca storica in cui i rapporti fisici sono giocoforza rarefatti.
In ottica customer experience, ricordiamo che tutti o quasi i chatbot oggi sempre più diffusi sono cloud-based e abilitati da intelligenza artificiale e machine learning; due tecnologie che non esisterebbero senza il cloud computing, oppure sarebbero appannaggio solo di large enterprise con sufficiente potenza di calcolo a disposizione.
Con il cloud computing qualsiasi Pmi può dotarsi di chatbot con funzioni più o meno sofisticate, potendo anche contare sulla scalabilità del cloud.
In cloud trovano ampio spazio anche sofisticate soluzioni di formazione a distanza. Moltissime aziende hanno sfruttato le potenzialità delle piattaforme di elearning per fare attività di reskilling e upskilling, di fatto migliorando le performance dei propri dipendenti e programmando al meglio le attività in vista della ripresa economica che, per molti settori, è già in corso.
Infine, vale la pena di ricordare che tutti abbiamo iniziato a conoscere il cloud come storage virtuale. Un ruolo di grande rilievo quando non è possibile recarsi in ufficio o in azienda, e che al tempo stesso garantisce la salvaguardia dei dati: difficile immaginare infrastrutture più affidabili di quelle di un cloud provider.
Per farsi un’idea, sia nei primi approcci al cloud che per ricalibrare la propria infrastruttura, è consigliabile consultare una guida e affidarsi a un servizio di consulenza gratuito come V-Hub di Vodafone Business, che mette a disposizione un esperto via telefono o chat.
L’articolo Cloud first, perché è la strategia vincente per le aziende italiane sembra essere il primo su Il Progettista Industriale.
Autore: Emanuela Bianchi
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