Per quanto riguarda la misurazione del rischio da microclima i parametri ambientali da tenere in considerazione sono i seguenti:

• La temperatura dell’aria;
• L’umidità relativa dell’aria;
• La velocità dell’aria;
• La temperatura della media radiante
• La temperatura del pavimento
• La temperatura della piana radiante.

Per l’appunto, il Titolo VIII del D. Lgs. 81/08 tratta i criteri per la valutazione dei rischi derivanti dagli agenti fisici, tra i quali: il rischio rumore, il rischio vibrazioni, da radiazioni ottiche artificiali (ROA), da campi elettromagnetici (CEM) e quelli derivanti dalle condizioni microclimatiche degli ambienti di lavoro. Inoltre il Titolo II del D. Lgs. 81/08 impone che i luoghi di lavoro siano conformi ai requisiti indicati nell’allegato IV del medesimo decreto, il quale, al punto 1.9, fornisce delle indicazioni sulla qualità di alcuni parametri microclimatici.

VEGA ENGINEERING E LA MISURAZIONE DEL RISCHIO DA MICROCLIMA
I tecnici di Vega Engineering sono dotati delle competenze e della strumentazione necessaria per effettuare la misurazione del rischio da microclima per tutte le tipologie di ambienti (ambienti moderati, ambienti severi caldi e ambienti severi freddi). Le valutazioni dei rischi sono effettuate in accordo con le pertinenti norme tecniche di riferimento, tra le quali UNI EN ISO 15265, UNI EN ISO 7730, UNI EN ISO 7243, UNI EN ISO 7933, UNI EN ISO 11079 e UNI EN ISO 15743.

Per ulteriori informazioni sulle misurazioni di agenti fisici, quali: rumore, vibrazioni, radiazioni ottiche artificiali, campi elettromagnetici; e sulla valutazione del rischio microclima, contattate i nostri tecnici telefonicamente o utilizzando il link sottostante.

APPROFONDIMENTO SULLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA MICROCLIMA
Il “microclima” è il complesso dei parametri fisici ambientali che caratterizzano l’ambiente locale e che, assieme a parametri individuali quali l’attività metabolica e l’abbigliamento, determinano gli scambi termici fra l’ambiente stesso e gli individui che vi operano. Un microclima confortevole è quello che suscita nella maggioranza degli individui presenti una sensazione di soddisfazione per l’ambiente, da un punto di vista termo-igrometrico, convenzionalmente indicata con il termine “benessere termo-igrometrico”, ma più spesso indicata per brevità come “benessere termico” o “confort termico”. Tipicamente, dal punto di vista del microclima, in un ambiente di lavoro è possibile trovare due tipologie di ambienti: ambienti moderati e ambienti severi, questi ultimi distinti in “ambienti severi caldi” e “ambienti severi freddi”.

AMBIENTI MODERATI SECONDO LA MISURAZIONE DEL RISCHIO DA MICROCLIMA
Si possono definire “ambienti moderati” tutti i luoghi di lavoro nei quali non esistono specifiche esigenze produttive che, vincolando uno o più degli altri principali parametri microclimatici (principalmente temperatura dell’aria, ma anche umidità relativa, velocità dell’aria, temperatura radiante e resistenza termica del vestiario), impediscano il raggiungimento del confort. Per la valutazione del microclima negli ambienti moderati (10°C ÷ 30°C), la norma tecnica di riferimento è la norma UNI EN ISO 7730. Tale normativa propone una metodologia per la valutazione del confort microclimatico basata sulle misurazioni di alcuni parametri microclimatici (tra le quali la temperatura dell’aria, l’umidità e la velocità dell’aria), e sul conseguente calcolo degli indicatori sintetici di confort (PMV e PPD) che combinano diverse grandezze al fine di consentire la formulazione di un giudizio di accettabilità o inaccettabilità relativa a tale tipologia di ambiente termico. In aggiunta agli indicatori sintetici di confort è possibile calcolare degli indicatori di discomfort locali (es. percentuale di insoddisfatti a causa di correnti d’aria).

AMBIENTI SEVERI: COME VALUTARE IL RISCHIO DERIVANTE DALLE CONDIZIONI MICROCLIMATICHE
Le normative riguardanti la misurazione del rischio da microclima parlano chiaro: viene definito “ambiente severo” un luogo di lavoro nel quale specifiche ed ineludibili esigenze produttive (vicinanza a forni ceramici o fusori, accesso a celle frigo o in ambienti legati al ciclo alimentare del freddo, ecc.) o condizioni climatiche esterne (in lavorazioni effettuate all’aperto, in agricoltura, in edilizia, nei cantieri di cava, nelle opere di realizzazione e manutenzione delle strade, ecc.) determinano la presenza di parametri termoigrometrici stressanti. A loro volta questo tipo di ambienti termici si dividono in ambienti severi caldi e ambienti severi freddi.

Gli ambienti severi caldi sono caratterizzati da un notevole intervento del sistema di termoregolazione umano al fine di diminuire l’accumulo di calore nel corpo. L’azione termoregolatrice si esplica, primariamente sul piano fisiologico mediante meccanismi di vasodilatazione dei vasi sanguigni cutanei (con aumento della temperatura della cute) e di sudorazione. Per gli ambienti severi caldi, le norme tecniche di riferimento sono la norma UNI EN ISO 7243 e la norma UNI EN ISO 7933. Tali normative propongono due metodologie per la valutazione dello stress microclimatico derivante da ambienti severi caldi, una più semplice ed una più complessa. La metodologia più semplice consiste nella misurazione di alcuni parametri microclimatici e nel conseguente calcolo rispettivamente di un indice (WBGT) che combina le misure di tre differenti tipologie di temperatura al fine di consentire l’emissione di un giudizio di accettabilità delle condizioni microclimatiche dell’ambiente termico o di effettuare un’analisi più approfondita. Per la valutazione approfondita del rischio microclimatico in ambienti severi caldi la stessa norma UNI EN ISO 7243 prevede di ricorrere alla strategia più complessa proposta dalla norma UNI EN ISO 7933. In questo caso, utilizzando il PHS (Predicted Heat Strain) si calcoleranno alcuni indici atti a valutare l’accettabilità o la non accettabilità del rischio.

Gli ambienti severi freddi sono caratterizzati da condizioni che richiedono un sensibile intervento del sistema di termoregolazione umano per limitare la potenziale eccessiva diminuzione della temperatura caratteristica dei diversi distretti ed in particolare del nucleo corporeo. L’azione termoregolatrice si traduce sul piano fisiologico nella vasocostrizione dei capillari cutanei, che comporta una diminuzione della temperatura della cute e nell’incremento della produzione di calore per via metabolica (di cui i brividi e l’orripilazione ne sono segni evidenti). Per gli ambienti severi freddi, le norme tecniche di riferimento sono la norma UNI EN ISO 15743 e la norma UNI EN ISO 11079. In particolare quest’ultima normativa propone una metodologia per la valutazione dello stress microclimatico derivante da ambienti severi freddi che consiste nella misurazione di alcuni parametri microclimatici e nel conseguente calcolo di un indice (IREQ) che combina i valori di alcuni parametri al fine di consentire l’emissione di un giudizio di accettabilità o inaccettabilità relativa a tale tipologia di ambiente termico.

STRUMENTI DI MISURA DEI PARAMETRI CONSIDERATI NELLA MISURAZIONE DEL RISCHIO DA MICROCLIMA
Tutte le valutazioni del rischio da microclima richiedono di effettuare misurazioni di parametri microclimatici, quali ad esempio: temperatura, umidità dell’aria, velocità dell’aria.
Vega Engineering dispone degli strumenti di misura necessari per la valutazione del rischio da microclima, indicati dalla norma UNI EN ISO 7726.

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